Recentemente un paziente mi chiede di raggiungerlo a casa perchè ha le protesi non stabili e fatica a deglutire. Mi dice di essere molto debilitato e non può venire in studio. Suppongo che il paziente necessiti di una ribasatura delle due protesi totali e mi organizzo di conseguenza per una ribasatura indiretta.
Raggiunto il paziente noto che effettivamente appare molto provato, decisamente bianco in volto e molto dimagrito dall’ultima volta che l’ho visto.
Il paziente è un maschio di 83 anni sottoposto a diverse terapie che vanno dalla terapia per la pressione alta, somministrazione di ferro per anemia ferropriva, cardio-aspirina ed altri farmaci cardioregolatori.
Ispezionato a livello orale mi accorgo che il paziente ha una infezione da candida davvero notevole, occupa buona parte del palato, dell’interno delle labbra e certamente il tratto iniziale della gola. Non ho avuto la presenza di scattare alcune foto e ne userò una recuperata in rete come esempio.
La candidosi orale nei pazienti anziani portatori di protesi è un evento tutt’altro che raro. Tende a svilupparsi sia per un’igiene delle protesi non eccelsa, sia perchè riducendosi i batteri che normalmente colonizzano i denti, e che per concorrenza vitale si contrappongono ai funghi, questi ultimi tendono a prendere più facilmente campo.
Chiedo quindi al paziente se ha altri sintomi da riferirmi e mi comunica che sono almeno tre mesi che ha diarrea, che gli resta difficile alimentarsi per la difficoltà a deglutire e quindi mangia molto poco. Non riesce più a deambulare se non per spostarsi dalla camera al bagno ed è totalmente privo di energia.
Il rischio che il paziente abbia sviluppato una candida intestinale è molto alto, infatti uno dei sintomi è proprio la diarrea, e a giudicare dal pallore del suo volto è molto probabile che sia in uno stato di anemia severo. L’assorbimento del ferro per via orale è di per se molto difficoltoso e se sussiste una candida intestinale ci sta che buona parte del ferro somministrato venga assorbito dalla candida stessa, elemento di cui ha estremamente bisogno per diffondersi.
Decido quindi di soprassedere alle ribasature delle protesi e di iniziare una terapia antifunginea. Miconazolo in gel per via orale da far permanere in bocca a lungo e poi deglutire e un antifungineo sistemico fluconazolico. Allo stesso tempo raccomando di mettere, almeno una volta al giorno, le protesi in acqua e amuchina per almeno mezza ora. Raccomando anche l’uso di enterogermina forte almeno una volta al giorno e l’assunzione di 2 yogurt al di, il tutto per ricostituire una fluora orale ed intestinale corretta.
Decido di contattare il medico di famiglia sia per valutare eventuale interazioni farmacologiche dell’antifungineo sistemico con i farmaci in uso, sia per renderlo edotto dell’anemia e della possibile infezione intestinale da candida.
Il paziente nel frattempo mi riferisce che in ospedale, dopo una rettoscopia, avevano diagnosticato un’infiammazione severa dell’ultimo tratto intestinale.
Il medico di famiglia mi conferma l’uso del fluconazolico che esplicherà la sua azione sia a livello orale che intestinale, inoltre concordiamo sulla necessita di un esame del sangue per valutare i valori del ferro e degli eritrociti. Esame che conferma pienamente l’anemia ferropriva in corso. Il medico di famiglia decide di agire con infusione sistemica con flebo di ferro.
A distanza di 5 giorni dall’inizio della terapia ricontrollo il paziente che ha quasi risolto la candida orale, deglutisce correttamente ed a ricominciato ad alimentarsi correttamente. Anche il volto appare meno emaciato e bianco. Mi riferisce inoltre che ha sempre diarrea ma che il colore si è scurito e la consistenza sembra migliorare.
Attualmente, circa 10 giorni, il paziente mangia regolarmente, ha ripreso peso, il colorito è roseo, ha ancora qualche difficoltà a muoversi senza supporto e la diarrea non è completamente risolta, ma sembra essere rientrato da una situazione davvero critica.
Sia io che il medico di famiglia continueremo a monitorarlo nei prossimi mesi in quanto i funghi da candida sono estremamente duri da eradicare e le terapie devono essere estese nel tempo; anche quando sembra che il problema sia risolto spesso può ripresentarsi alla sospensione della terapia.
Vi chiedo se è posso riutilizzare un impianto che è venuto via o è necessario uno nuovo ??? Ve lo chiedo perché a me è stato impiantato tempo fa da una 12 di anni e ha iniziato a dondolare e ora si è praticamente staccato completo … dalla parte in ceramica alla vite in titanio e le condizioni sono integre … quindi sarebbe possibile reimpiantarlo o ce ne vuole uno nuovo??
Salve
Cioè vorrebbe reinserire l’impianto nella stessa sede da cui è venuto via? L’impianto è sicuramente contaminato, andrebbe pulito e sottoposto ad una sterilizzazione, poi potrebbe essere riutilizzato. Molto più difficile la corona sovrastante che non è detto che possa tornare in allineamento e altezza.
Quello che però valuterei è la guarigione della sede implantare, se in grado di ricevere di nuovo un impianto.
Dott. Jacopo Cioni.