In foto si può osservare un raro caso di esposizione apicale.
Paziente maschio di 75 anni.
Normalmente è il danno paradontale che nel tempo porta ad una esposizione radicolare. Un percorso che però parte dalla corona con un progressivo abbassamento dell’osso e della mucosa fino anche a scoprire l’apice di un pluriradicolato che permane in bocca grazie ad altre radici. Si osserva spesso nei 6 e 7 superiori.
Nel caso in oggetto l’elemento 4.1. ha subito una situazione molto differente. Si può ipotizzare che l’elemento sia andato in necrosi e, come riferisce il paziente, per molti anni ha dato ascessi e infiammazioni. C’è da domandarsi perchè il paziente non si sia fatto vedere da un dentista, ma questo esula dal fenomeno se non per il fatto che le ripetute infezioni hanno portato al riassorbimento progressivo dell’osso spongioso prima e della compatta poi, questo nella zona ossea a livello apicale. Il riassorbimento è stato tale che l’apice non più protetto da osso è andato a premere sulla mucosa che a sua volta, probabilmente dopo l’ennesima infezione, si è fessurata esponendolo all’esterno.
Potremmo dire che si tratta di una risoluzione della natura in quanto dal momento che l’apice si trova esterno al comparto biologico sono cessate anche le infezioni. I batteri che colonizzano il canale del dente sono riversati all’esterno.
Ovvio che l’elemento in oggetto avrà comunque una vita breve dato che, come si nota in fotografia, il paziente non ha assolutamente riguardo per i suoi denti infatti la quantità di tartaro che ricopre sia il dente che l’apice stesso è davvero notevole. L’unica ragione per cui resiste è probabilmente il fatto che la natura ha fornito a questo paziente un ottimo sistema immunitario, in un altro soggetto, magari più disposto alla parodontopatia, il dente sarebbe già andato perso.
Jacopo Cioni